Agrigento 2025, polemiche sul bando: “Troppo tardi, poco chiaro”
AGRIGENTO – Doveva essere un’occasione storica, un’opportunità di rilancio culturale e civile per l’intera città. Ma il bando pubblico legato ad Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, lanciato in questi giorni con mesi di ritardo, rischia di trasformarsi in una clamorosa occasione mancata. A sollevare la questione sono Alleanza Verdi Sinistra – Sinistra Italiana e ARCI Agrigento, che in una nota congiunta denunciano criticità strutturali e procedurali nella gestione dell’iniziativa.
Il bando, destinato a finanziare progetti culturali in linea con il programma ufficiale, arriva infatti con tempistiche giudicate troppo strette: la scadenza per la presentazione delle proposte è fissata al 4 agosto, lasciando poco margine alle realtà associative, culturali e imprenditoriali del territorio per organizzarsi in modo efficace.
«Una delusione collettiva – scrivono Pasquale Cucchiara, segretario provinciale di AVS – Sinistra Italiana, e Antonio Barone dell’ARCI – che penalizza proprio quelle realtà che avevano creduto nella sfida, investendo tempo, idee e risorse».
Nel mirino, oltre ai tempi, anche la mancanza di trasparenza nei criteri di selezione e l’assenza di una visione strategica. Il contributo massimo previsto per ogni progetto, pari a 15.000 euro, viene definito «inadeguato» se non accompagnato da una pianificazione complessiva e da un vero confronto con le comunità locali.
«Fino ad ora – si legge nella nota – abbiamo evitato polemiche pubbliche per non ostacolare le energie positive del territorio. Ma oggi è doveroso dire che la gestione dell’intero processo appare confusa, opaca e priva di respiro a lungo termine».
Le richieste avanzate dalle due sigle sono precise:– trasparenza sui fondi disponibili e sulle procedure di valutazione,– proroga dei termini del bando,– istituzione di un tavolo permanente con associazioni, operatori culturali e cittadini.
«La cultura non può essere solo un’etichetta da esibire, ma deve diventare un motore autentico di sviluppo sostenibile e inclusione sociale», concludono Cucchiara e Barone. Il tempo, però, stringe. E il rischio che la Capitale della Cultura resti solo un titolo di facciata comincia a farsi concreto.
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